“Lumi di marzo” [Ilaria Stefani]
Alla Romagna,
mia umile terra
di bevitori longevi.
La notte della sagra
il villaggio scioglie i confini.
Ci vuole spazio
per questa notte dolciastra
di cielo pesante e di umido
fiato d’estate, di odori
randagi, materia rustica
grezza , di vita agra
di aria di campo,
un grido, un lampo
di sottana danzante,
sguardi felini e sognanti
e labbra imbrunite
dal legno di botte.
La notte della sagra
anche i giganti si svegliano.
Invidiano dalle montagne
il lontano luccicare
di quelle vite, senza rimedio
minuscole persino quando
sfiorano l’immortalità.
Il mattino sorgerà sul deserto
dopo la festa, raccogliendo
con pazienza di vecchio
i ricordi smarriti
dai dispetti del vino.
Aprirà i suoi buchi di luce,
farà spazio pulito
per la piazza vestita a mercato
e i suoi piccoli fiammiferai,
creature dell’alba d
al sorriso di fuliggine.
“La sportla dla vita” [Lucia Baldini]
Capessum, a la nostra etèa
uiè armast sol i aveiz di sogn,
e dneiz una pnileda d calezna e d nebia.
Parò a sintei incora la careza de veit,
a vdei al lozal , us pies i grel.
E sa pischei in te fond dla sportla
uiè i ciocc cun al barosal,
i urcì cun al zriz, i anel d margherit.
Da znei tot i dè me e tu pè
a sgranfignimi qual quel dala premavira.
Mo adess, c avei fat tanta pratica cun i sentimeit,
a sei sicur che lì lai è sempar, o aquè o un po’ piò in là.
E mi tabac, avei capì cum che va impinida la sportla.
E bsogna che e dè piò bel e seia incù.
E quat c a sinfilarei vers a la premavira
clan finess piò, non stèa a pianzar,
beada sol a metar intla tu sportla
un ruseri d dè bel, e se iariva i brot
fai boca da ridar, tcì sempar nostar fiol.
(Traduzione)
“La Borsa della vita”
Capiscimi, alla nostra età ci sono restati solo gli avanzi dei sogni, e nel futuro una pennellata di caligine e di nebbia. Però sentiamo ancora la carezza del vento, vediamo le lucciole, ci piacciono i grilli. E se frughiamo nel fondo della sporta ci sono i botti coi papaveri, gli orecchini di ciliegie, gli anelli di margherite. Da piccoli io e tuo padre ogni giorno prendevamo avidamente ogni cosa dalla primavera. Ma adesso che abbiamo fatto tanta pratica con i sentimenti siamo sicuri che lei c’è sempre, o qui o un po’ più in là. Figlio mio, abbiamo capito come va riempita la sporta. Bisogna che il giorno più bello sia oggi. E quando ci avvieremo alla primavera eterna, non piangere, bada solo a mettere nella tua sporta una serie di giorni belli, e se arrivano i brutti, sorridigli, sei sempre nostro figlio.